Le calamità naturali destabilizzano il territorio colpito, i suoi abitanti e mettono a repentaglio la comunità sia dal punto di vista geologico che psicologico.
Con l’alluvione l’impatto psicologico è spesso ritardato, a differenza del terremoto, in quanto l’acqua in un primo momento dà la possibilità di pensare alla fuga.
E’ in un secondo momento che si generano ansie e previsioni catastrofiche perché si comincia a provare angoscia e paura che l’evento si ripeta, a realizzare la perdita della propria casa, delle proprie cose vedendo il fango che incombe e che trascina via ciò che resta di una vita.
Si teme per la vita dei propri cari con l’angoscia di ritrovarsi soli e abbandonati.
Dopo un’alluvione o un terremoto le vittime avvertono un senso di rabbia e di collera per l’ingiustizia di quello che è accaduto e nei riguardi dei possibili responsabili.
Nel contempo la tristezza per le persone perdute o ferite si alterna al senso di colpa e vergogna per essersi trovati in una situazione di pericolo e aver avuto bisogno di aiuto, per non aver fatto delle cose che si sarebbero volute fare, per essere ancora vivo o non ferito.
Naturalmente l’individuo avverte una continua oscillazione tra speranza e disperazione per il proprio avvenire, i progetti futuri, i propri familiari.
Tra le possibili reazioni fisiche la vittima può provare un senso di affaticamento, un calo di appetito, disturbi somatici, disturbi del sonno, risposte di paura elevate in situazioni non pericolose, momenti in cui il battito del cuore è accelerato e il respiro affannoso, sudorazione, tremore, calo della concentrazione e della memoria.
Possono verificarsi anche delle alterazioni nelle interazioni interpersonali quali tensioni in famiglia a causa di una maggiore irritabilità o una chiusura e il ritiro sociale nel desiderio di isolarsi, di non parlare, di non incontrare persone.
E’ chiaro, quindi, che gli eventi connessi ad una calamità naturale sono una potenziale fonte di stress traumatico e per questo motivo il principale obiettivo degli interventi è quello di ristabilire in primo luogo l’incolumità fisica e psichica di coloro che sono stati colpiti e successivamente di ricreare un equilibrio all’interno della comunità coinvolta.
E’ evidente, perciò, che dopo un evento disastroso le principali reazioni psicologiche che possono manifestarsi sono:
➢ disturbi d’ansia, inclusi attacchi di panico, reazioni fobiche, reazioni somatiche;
➢ disturbo acuto da stress (A. D. S.);
➢ disturbo post-traumatico da stress (P. T. S. D.);.
Oltre a questi disturbi mentali, che non sempre compaiono dopo le catastrofi naturali, spesso vi sono, come già esplicitato, reazioni di stress, sintomi cioè di disagio che si manifestano tramite l’esperienza di emozioni negative o tramite l’alterazione delle interazioni interpersonali.
Queste reazioni sono normali reazioni di un evento anomalo ma se non perdono d’intensità e durano a lungo nel tempo oppure se la vittima non ha qualcuno con cui condividere ciò che prova pur sentendone la necessità è sempre disponibile un supporto psicologico.
Sia i servizi di salute mentale mobilitati in queste circostanze mirano, infatti, a ristabilire il funzionamento psicologico e sociale delle persone e della comunità sia a contenere la gravità degli effetti negativi dei problemi di salute mentale correlati alla calamità.
Gli interventi sono rivolti, quindi, a tutta la popolazione e sono volti all’identificazione di coloro che rischiano di incorrere in menomazioni psicologiche o sociali gravi a causa dello shock provocato dall’evento calamitoso.
La maggior parte del lavoro avviene in un contesto non clinico e assume la forma dell’insegnamento della gestione dello stress post-traumatico e dell’uso del problem-solving prevedendo l’invio presso sedi diagnostiche specifiche delle persone considerate a rischio.
Subito dopo il disastro, quindi, lo psicologo non fa psicoterapia ma affronta situazioni pratiche utilizzando tecniche psicoeducative per illustrare alle vittime quali sono le reazioni più comuni di stress e i modi di imparare a gestirle.
Comprende l’erogazione di servizi a persone che spesso non cercano un aiuto psicologico e che possono anche rifiutarlo apertamente.
Lo psicologo, perciò, deve avere la capacità di costruire un rapporto immediato ed empatico perché deve incontrare molte persone che vivono una forte reazione di “stress normale” che si manifesta, per esempio, sotto forma di sfinimento, irritabilità, avvilimento.
E’ importante che gli psicologi siano presenti dando la possibilità che ogni vittima manifesti il proprio disagio e il proprio dolore nel rispetto di quelli che sono i propri modi e soprattutto tempi per alleviare quello che un alluvionato o un terremotato prova.