Abbiamo parlato in diverse occasioni di EMDR, acronimo di Eye Movement Desensitization and Reprocessing, che è un approccio terapeutico adottato spesso per elaborare traumi psicologici. Si tratta in pratica di stimolare il funzionamento di un processo di autoguarigione, qualcosa di innato in tutti gli esseri umani, una sorta di tendenza all’autogestione la cui funzione neurobiologica viene però inibita dalle esperienze negative della vita.
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Cosa succede quando si subisce un trauma?
Quando una persona subisce un trauma psicologico può verificarsi uno squilibrio nel sistema nervoso che non è più in grado di funzionare correttamente e di processare in modo sano le informazioni acquisite nel momento dell’evento (immagini, suoni, sensazioni fisiche, …). Tutti questi dati vengono conservati quindi nel loro stato disturbante e mai digeriti veramente.
A questo punto il contesto in cui si vive fornisce una gamma di stimoli interni ed esterni che possono andare ad accendere quelle informazioni disturbanti: queste ultime riescono a quel punto ad esprimersi solo sotto forma di incubi, flashback e pensieri intrusivi.
Spesso di fronte ad esperienze spiacevoli si dice “non pensiamoci, passiamoci sopra, lasciamo perdere ecc.” per poi constatare invece che non si riesce a “liberarsene rapidamente”: poco tempo dopo ci si ritroverà nella stessa situazione frustrante e a volte dolorosa, incapaci di gestirla con gli strumenti a nostra disposizione.
La verità è che determinati episodi vanno affrontati, spacchettati e digeriti. Ma come?
Proprio con l’EMDR, il cui proposito è di ripristinare l’equilibrio neurologico in modo che l’informazione negativa possa essere elaborata nella direzione di una risoluzione adattiva. Con questo approccio inoltre l’attenzione è posta in maniera imprescindibile sulla relazione terapeutica che tende ad adeguare l’intervento al paziente e non il paziente all’astrattezza di un protocollo disanimato.
La relazione terapeutica è una parte fondamentale per condurre al successo qualsiasi forma di psicoterapia ma in particolare per l’EDMR è il modo in cui clinico e paziente affrontano insieme atteggiamenti e sentimenti nel corso delle otto fasi del trattamento.
Durante le fasi attive del trattamento del trauma il clinico passa dal ruolo di esperto a quello di co-partecipante perché la relazione clinico-paziente diventa centrale per agevolare la liberazione di ricordi dolorosi.
Se vuoi saperne di più su questo metodo, contattami e parliamone insieme.