Il termine inglese stalking (dall’inglese “to stalk”, che significa appostare, seguire, tampinare) significa appostarsi e si usa per indicare l’atteggiamento di chi mette in atto un insieme di comportamenti come telefonate, sms, e-mail, visite a sorpresa, pedinamenti che si trasformano in vere e proprie persecuzioni in grado di limitare la libertà della persona che le riceve.

La dinamica delle molestie è varia e complessa, motivo per cui è difficile darne una definizione univoca: il comportamento persecutorio può essere messo in atto sia con condotte illecite che con condotte lecite come aspettare fuori casa o sostare sotto le finestre delle vittime. Talvolta queste attenzioni risultano addirittura gradevoli come ricevere continuamente regali o mazzi di fiori.

Alcuni recenti studi su questo fenomeno hanno distinto le seguenti due categorie di comportamenti attraverso le quali si può attuare lo stalking:

  1. comunicazioni intrusive: queste includono tutti i comportamenti che hanno lo scopo di trasmettere messaggi sulle emozioni, gli impulsi, i desideri, le intenzioni dello stalker e di conseguenza verranno utilizzati strumenti di comunicazione quali telefono, lettere, sms, e-mail;
  2. contatti: si tratta cioè di comportamenti di controllo diretto come pedinare, sorvegliare, minacciare, aggredire.

Queste due tipologie di azione solitamente non sono rigidamente separate ma al primo tipo di molestie generalmente segue la seconda specie di azione.

Lo stalker è un individuo intrusivo e insistente perché desidera avere un contatto a ogni costo con la sua vittima, la quale può essere una conoscente con cui si è intrattenuta una relazione sentimentale poi interrotta che si vorrebbe recuperare o un estraneo mosso da un forte investimento affettivo (sentimenti di odio o amore). Si tratta, quindi, di una fissazione su una relazione reale o idealizzata.

stalking

 

Come si comporta lo stalker? 

Lo stalker mette in atto comportamenti reiterati e intrusivi che inizialmente possono venire scambiati come attenzioni e manifestazioni di affetto ma che poi diventano ossessivi e indesiderati. Se rifiutato il persecutore si mostra aggressivo, minaccia, inveisce contro la vittima, ne danneggia gli oggetti e può arrivare al punto di ucciderla.

Gli stalkers non sono generalmente affetti da una patologia mentale ma spesso si tratta di comportamenti agiti intenzionalmente e in modo consapevole; tuttavia è da non sottovalutare il disagio dello stalker che, agendo compulsivamente nel seguire i propri bisogni e negando la realtà, danneggia progressivamente il proprio equilibrio mentale e la qualità della sua vita sociale.

La vittima perseguitata manifesta sensazioni ed emozioni intense, che vanno da un iniziale stato di allerta e di stress psicologico a intense e pervasive sensazioni di preoccupazione, di paura, di rabbia e disprezzo per il molestatore, di colpa e vergogna per quello che sta succedendo.

Molto probabilmente la persona perseguitata inizia a vivere nel terrore, accusa disturbi d’ansia, disturbi del sonno, crisi di pianto, attacchi di panico, alterazioni del tono dell’umore, mette in atto comportamenti evitanti limitandosi nella vita sociale e privata, sviluppando in alcuni casi il disturbo post-traumatico da stress

La dimensione privata e personale viene violata, inizia a diffondersi il il senso di colpa e la vergogna per quello che sta accedendo che a loro volta portano all’isolamento e di conseguenza alla chiusura verso il mondo esterno, anche nei confronti di eventuali proposte di aiuto.

Ricordate invece che è importante non sottovalutare e tacere il comportamento di stalking: affidatevi alle autorità competenti, denunciate e rivolgetevi se necessario ad uno specialista per recuperare il proprio benessere.

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