Ci sono frasi e parole tossiche che un genitore non dovrebbe mai dire al figlio? Iniziamo col dire che fin da piccoli siamo fortemente influenzati dalle parole che ci vengono dette, dai toni utilizzati, dalle parole che non ci vengono rivolte e da quelle che vorremmo sentirci dire. Le parole hanno un peso cruciale sulle emozioni e sugli stati d’animo: hanno il potere di ferire, alterare, innervosire, calmare, dare sollievo, sostenere o fortificare chi le pronuncia e soprattutto chi le ascolta.
Insomma quello che diciamo da adulti e come ci rapportiamo agli altri ha molto a che vedere con il nostro personale rapporto che da sempre abbiamo con la comunicazione soprattutto con le figure genitoriali.
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Un adulto, da genitore, ha il delicato compito di riconoscere e pesare le parole da utilizzare nei confronti dei figli per assicurargli una sana ed equilibrata crescita. Bisogna prestare attenzione a quello che un bambino può recepire a prescindere dall’argomento di conversazione.
Si tratta di una materia molto delicata e spesso sottovalutata, ma in realtà pronunciare parole “tossiche” equivale ad avvelenare chi le riceve. Il destinatario di frasi ed affermazioni dolorose, quasi sicuramente avrà come reazione quella di adottare un linguaggio e quindi un atteggiamento oppositivo, difensivo, rigido, provocatorio che sicuramente non faciliterà la crescita e il confronto.
Al contrario l’utilizzo di un linguaggio positivo o “rigenerante” aiuterà a coinvolgere l’interlocutore in un clima di pacifica riflessione e intesa. Se si pensa che per i bambini i genitori sono il primario e unico punto di riferimento per cui essi prenderanno alla lettera tutto quello che i genitori dicono, è tanto più importante misurare le parole da rivolgere ai più piccoli.
Cosa un genitore non dovrebbe mai dire ad un figlio: 8 frasi da evitare.
Sulla base di quanto considerato fino ad ora, vediamo quindi insieme le 8 frasi che un genitore non dovrebbe mai dire al proprio figlio:
- se fai così, non ti voglio più bene. È una frase con un potere devastante sul bambino che la riceve, anche se per l’adulto è solo un modo di dire e non lo pensa davvero. Tuttavia è un’espressione molto nociva e assolutamente da evitare, poiché imprigiona il bambino in un ricatto emotivo: il bambino crederà davvero di poter perdere l’amore del genitore, diventerà insicuro dell’affetto del genitore e si addosserà anche colpe inesistenti. Per il bambino viene a mancare la solida base dell’amore genitoriale, la continuità affettiva, che diventa oggetto di ricatto e soprattutto non più assicurata a prescindere (come dovrebbe naturalmente essere in una famiglia);
- se fai così, la mamma piange. Analoga alla precedente, questa frase innesca un ricatto per cui il bambino pensa con le proprie azioni di scontentare il genitore e di perderne l’amore. Si viene quindi a minare la sicurezza del bambino nel legame con la mamma o il papà e si alimenta il senso di inadeguatezza;
- lascia fare a me, tu non sei capace. A proposito di senso di inadeguatezza, questa frase lo incoraggia in pieno. Dire a un bambino che non è capace di fare qualcosa è un modo negativo di apostrofarlo come inetto. È bene lasciare fare i bambini, lasciarli sperimentare e intervenire solo se chiedono l’aiuto del genitore;
- sei cattivo, gli altri bambini sono più buoni di te. Piuttosto che giudicare il bambini in questo modo etichettandolo (peraltro con una definizione normalmente falsa) è profondamente sbagliato, non migliora l’immagine che il bambino ha di sé e del genitore. Al figlio va spiegato invece cosa è giusto e cosa è sbagliato, adducendo ragioni e motivazioni. Utilizzare aggettivi come cattivo, brutto o capriccioso non faranno altro che consolidare nel bambino l’idea di esserlo veramente: a quel punto egli finirà per crederci e comportarsi secondo l’idea che gli altri gli hanno affibbiato. Inoltre i confronti con altri bambini non sono mai uno strumento positivo di crescita.
- tuo fratello si comporta meglio di te. Come nel caso precedente, i paragoni con altri non sortiscono un effetto positivo, soprattutto quando si tratta di una critica. Ogni bambino ha un suo percorso, un proprio ritmo di crescita e di maturazione, un proprio temperamento. Paragonarlo ad altri significa fargli capire che lo si vorrebbe diverso e quindi inadeguato nel presente. Il bambino non migliorerà il suo atteggiamento, anzi avvertirà una grande pressione, inizierà a provare risentimento e adotterà un comportamento oppositivo;
- vai via! Nella gestione quotidiana delle tante attività, un genitore può soccombere alla stanchezza e alla pressione scaricando magari sul figlio qualche tensione. Dire spesso ai figli frasi come “vai via” oppure “ora ho da fare” “lasciami in pace” può dare l’idea che il genitore non ha tempo da dedicargli. Come conseguenza è probabile che il figlio impari a starsene in disparte e si chiuda progressivamente nei confronti del genitore, diventando un giorno un adulto schivo e poco propenso al dialogo sempre con i genitori;
- non c’è bisogno di piangere. Questo è un modo profondamente sbagliato per sminuire o ridicolizzare i sentimenti dei bambini, che non si sentiranno compresi, tenderanno a non fidarsi più e ad aprirsi anche per problemi più seri;
- sei come tuo padre/madre. Se il bambino ha tenuto un comportamento scorretto non è assolutamente giusto associarlo all’altro genitore. In questo modo se ne annulla l’identità, lo si carica della responsabilità di essere meglio di qualcun’altro o comunque all’altezza. Inoltre un giudizio negativo, anche se implicito, sul partner può dare al bambino una grande delusione rispetto a quella figura genitoriale: i figli soffrono quando un genitore denigra l’altro.
Quindi come abbiamo visto, le parole hanno un peso importante, possono ferire e spesso arrecare danni molto profondi nei bambini. Non esistono bambini cattivi o inadeguati, i bambini non dovrebbero mai sentirsi rifiutati o inadeguati: ognuno ha diritto a compiere il proprio percorso sotto la guida consapevole e saggia del genitore.
Per una trattazione più completa del tema, consiglio di leggere: Comunicazione assertiva in famiglia: come parlare ai figli
Al genitore appunto il cruciale compito di allevare dei piccoli adulti, di non metterli in contrapposizione con il mondo, ma di facilitare loro la strada verso la piena realizzazione di sé come figlio e come individuo attraverso sostegno, presenza, incoraggiamento e amore. Allora la persona crescerà in modo sano, nella direzione dell’autostima, del rispetto di sé stesso e degli altri.
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