Il bambino è per definizione e origine un essere che viene al mondo indifeso, inerme e incapace di sopravvivere da solo. Nasciamo in pratica in uno stato di dipendenza assoluta e man mano ci affranchiamo dalla figura genitoriale per andare incontro alla piena autonomia.
Purtroppo però questo stato di indipendenza non arriva per tutti o allo stesso modo oppure potrebbe non arrivare affatto e questo produce nel tempo nuove dipendenze di natura emotiva.
Ho già parlato tempo fa di Dipendenza affettiva e come affrontarla.
La conquistata autonomia per qualcuno arriva in forma distorta, per qualcuno arriva in forma sana e per altri non arriva mai, creando così le basi per ulteriori forme di dipendenza.
Tutto ciò non ha direttamente a che fare con noi ma dipende dall’ambiente sociale in cui cresciamo, dalle relazioni significative che instauriamo e soprattutto dai nostri genitori.
Il bambino deprivato: nasce tutto dal bisogno di attaccamento.
Ognuno di noi quando viene al mondo è inerme e indifeso, accompagnato da bisogni geneticamente programmati, come quello di sentirsi protetto, accettato e amato (quello che molti autori e scienziati chiamo «bisogno di attaccamento»).
Alcuni di noi imparano negli anni che l’unico modo per essere accettati, amati e protetti dalle figure preposte consiste nell’assecondare i bisogni degli altri. Compiacere l’altro diventa così l’unica forma di rassicurazione conosciuta e possibile. Questi soggetti in pratica non hanno avuto l’opportunità di sviluppare una sana autonomia, non hanno mai imparato come auto-rassicurarsi e auto-affermarsi. Si dice allora che queste persone sono state “bambini deprivati”, definizione opposta a quella dei “bambini supportati”.
Il bambino supportato è resiliente, il bambino deprivato è frustrato.
Il bambino supportato sarà un individuo resiliente, al contrario quello deprivato sarà un individuo frustrato.
Questa differenza deriva dal modo in cui il bambino sviluppa l’autonomia e la propria identità. La fase più critica della nostra vita infatti è quella della nostra infanzia in cui siamo totalmente dipendenti da qualcun altro, dal suo umore, dalle sue percezioni.
Nella fase di accudimento infatti, in base ai feedback che riceviamo, possiamo sviluppare un senso di sicurezza o un senso di inadeguatezza, un senso di iniziativa o stagnazione, paura o fiducia, conforto o sconforto, resilienza o frustrazione.
La resilienza (ne abbiamo già parlato in un articolo di qualche tempo fa) si conquista col tempo ed è particolarmente favorita quando il bambino impara che ha potere sul mondo esterno.
Nella costruzione e nell’esercizio della resilienza l’ambiente in cui cresciamo può avere un ruolo fondamentale e positivo: supportivo, in grado di condurre a determinate affermazioni come “io posso agire sull’ambiente”, “io ho la forza e la capacità di poter modificare il mio presente”, “io sono padrone di me stesso e ho le risorse per cambiare ciò che sta avvenendo, per accettarlo, per tollerarlo e soprattutto, per superarlo”.
L’adulto cresciuto in questo clima continuerà a ragionare così, curando le sue ferite ed esercitando un ruolo attivo nel suo equilibrio emotivo.
Al contrario il bambino deprivato difficilmente sarà un adulto resiliente, avrà notevoli problemi a esercitare una sua influenza sull’ambiente circostante, finendo per manifestare rabbia, frustrazione e impotenza dinanzi agli ostacoli.
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Come si diventa una bambino supportato: best practice.
Un bambino supportato si diventa e qui di seguito verrà fatta luce sul ruolo che il genitore è chiamato a svolgere per dargli strumenti utili nella sua crescita.
Innanzitutto il bambino supportato non è viziato, non ha genitori accondiscendenti né perfetti. Chi lo accudisce sa mentalizzare ed empatizzare, chi lo accudisce vede in lui un individuo a sé, con bisogni propri e personali.
Un bambino che viene alla luce, infatti, non sa ancora nulla del mondo: saranno i genitori a guidarlo e a dargli indicazioni, insegnamenti, regole. E soprattutto, un neonato non sa nulla di se stesso se non quello che gli viene mostrato e insegnato dai genitori.
Il bambino piccolo non ha ancora sviluppato le sue capacità cognitive, né ha consapevolezza del nesso causa-effetto. In uno stato così precoce della loro esistenza i bambini sanno solo come si sentono e possono essere spesso spaventati e bisognosi di protezione. é qui che il bambino inizia a costruire la sua identità, a definirsi in base a come si sente e soprattutto in base a come i suoi genitori lo fanno sentire.
Il bambino supportato non viene deliberatamente deriso o rimproverato se tarda ad imparare a usare il vasetto. Il genitore lo rassicura circa i suoi bisogni e i suoi tempi, in quanto ogni individuo è differente dall’altro. Quindi il supporto costruisce sicurezza, senso di protezione e accettazione.
A partire da questo appagamento il bambino ha imparato di essere degno di amore, stima e fiducia a prescindere, sviluppando una sana autonomia e una buona base di resilienza.
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Il bambino deprivato riflette le difficoltà del genitore.
Un bambino definito deprivato è cresciuto con un “genitore irrisolto”, che proietta nel figlio le proprie ambizioni e i propri bisogni, considerandolo un’estensione del proprio sè, ignorando in questo modo i bisogni reali del bambino. L’adulto in questo caso tende a essere accondiscendente o troppo rigido in modo da compensare in qualche modo a carenze e mancanze personali.
Il genitore irrisolto è una persona con grandi ferite e che difficilmente riuscirà a mentalizzare e capire gli stati d’animo del figlio.
I genitori di un bambino deprivato non sono mostri, sono solo persone che hanno grosse ferite e scarsa capacità di mentalizzare (scarsa empatia, scarsa capacità di capire gli stati emotivi del figlio). Questo deficit conduce il genitore a realizzare delle false attribuzioni e credenze che nel tempo assegnerà al figlio e si trasformeranno in realtà.
Quindi il bambino deprivato non giungerà mai ad un vero e proprio stato di sicurezza, piuttosto imparerà che per sentirsi al sicuro dovrà accondiscendere alle aspettative genitoriali. Spesso questi bambini sono costretti a crescere in fretta e sentendosi di peso cercano di non gravare in nessun modo sul genitore. Ovviamente esistono diversi gradi di privazione che di conseguenza condurranno a diversi livelli di mancata autonomia o distorta.
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